Ötzi, la conoscenza, la consapevolezza e il futuro

(foto di Stefano Berti)
Tasso, tiglio e viburno sono tre piante comuni in alcuni ambienti alpini (e non solo). Per molti di noi due su tre di quelle piante non sono niente. Non sappiamo nemmeno riconoscerle. Per qualcuno sono alberi e arbusti ornamentali utilizzabili in giardino, anche in ambiente un tantino più mediterraneo di quello a cui ho fatto riferimento.
Quando nei giorni scorsi ho visitato il bellissimo Museo Archeologico di Bolzano in cerca di un "contatto" con l'uomo venuto dal ghiaccio, altrimenti noto come Öetzi o Ötzi, ho avuto modo di ammirare reperti incredibili che, come se avessero viaggiato con la macchina del tempo, arrivano direttamente da oltre 5.000 anni fa. Quell'uomo fiero e sfortunato che i ghiacci ci hanno restituito donandogli fama mondiale arriva dritto dritto dall'inizio dell'età del rame in Europa, ma io sono uscito dal museo riflettendo su quanti suggerimenti è in grado di darci per il futuro.
E torno a quelle tre piante cercando di resistere alla tentazione di aggiungere all'elenco le piume di poiana, il poliporo di betulla e molto altro.
Cosa c'entrano col futuro?
Per capirlo, dobbiamo calarci nel passato in cui si è svolta la vita di Ötzi, un nostro connazionale che 5.300 anni fa ha perso la vita sulle Ötztaler Alpen per rimanere mummificato sotto i ghiacci fino al settembre del 1991. Ötzi aveva circa 45 anni ed una professione indeterminata. Forse era un allevatore oppure una sorta di primigenio commerciante. Forse un capo o uno sciamano. Non è escluso che fosse un cacciatore. Chiunque fosse, in un giorno molto lontano dalla nostra epoca si stava muovendo ad oltre tremila metri di quota sulle Alpi e, come viene definito in molte pubblicazioni, era un uomo "senza provviste e ben equipaggiato". Sulla mancanza di provviste le ipotesi si sprecano, ma il suo equipaggiamento ci dice che 5.300 anni fa per garantirsi un futuro era necessario avere conoscenze approfondite e concrete, conoscenze il cui risvolto aveva a che fare con la sopravvivenza.
Il tasso (Taxus baccata) fornisce un legno privo di resina, elastico, durevole, duro e pesante. E' difficile da lavorare ma per Ötzi costituiva un materiale fondamentale in quanto costituente dell'impugnatura dell'ascia. Uno strumento del genere consente ad un uomo di abbattere un albero di medie dimensioni in meno di un'ora.
Il tiglio (Tilia spp.) costituiva il manico di uno degli strumenti più interessanti in dotazione ad Ötzi: il ritoccatore. Esso permetteva di dare la forma desiderata a lame e punte di freccia o di affilare oggetti taglienti.
Il viburno (Viburnum lantana), una volta scortecciato, era usato come asticciola per le frecce. L'impennaggio di queste ultime, cioè quelle penne poste sul retro delle frecce che ne stabilizza il volo, era fatto con penne selvatiche, forse di poiana. Esse erano fissate con pece di betulla e filamenti di ortica. Ötzi poco prima di morire stava preparando nuove frecce.
Una sottile stringa di pelle raccoglieva due palline di poliporo della betulla, un fungo in passato considerato allucinogeno e usato come antiemorragico fino a circa un secolo fa di cui la scienza ufficiale ha dimostrato la funzione antibiotica. In pratica si trattava della "penicillina" dell'età del rame.
Come già detto, l'elenco potrebbe allungarsi rendendo questo articolo definitivamente indigeribile, ma quello che traspare da queste note è che Ötzi era COMPETENTE. Si, quell'uomo morto 5.300 anni fa a oltre 3000 metri di quota sulle Alpi conosceva materiali, piante, funghi e una miriade di tecniche. Sapeva costruire un arco, riparare i propri vestiti, curarsi, muoversi in ambiente difficile. Forse il suo essere senza provviste era una comodità che consentiva di non trasportare cibo, che comunque è un peso, perché sapeva alimentarsi direttamente negli ambienti in cui si muoveva? Nessuno sa perché si trovasse nel punto in cui Erika e Helmut Simon lo individuarono 22 anni fa, ma io ho la netta sensazione che lui si trovasse lì nella consapevolezza di inseguire il proprio futuro grazie alle proprie competenze. Ötzi sapeva di potersi muovere senza problemi in un ambiente che sarebbe ostile alla maggior parte di noi.
Ötzi ci racconta un'altra cosa: se per affrontare il futuro abbiamo bisogno di competenza, cioè della capacità di fare, esso è in mano a molte incognite. Nel suo caso la freccia con cui è stato colpito alle spalle gli ha impedito di scrivere nuove pagine della propria vita. Lui non lo saprà mai, ma questo ha permesso a noi "uomini moderni" di scoprire cose incredibili sul nostro passato e di riflettere su una condizione che ci rende molto vicini: essere adatti al futuro che ci si para davanti, cioè avere competenze utilizzabili con CONSAPEVOLEZZA. Un po' di fortuna, poi, non guasta mai!
[articolo pubblicato anche su lamezzaluna.org]

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